martedì 23 novembre 2010

Di là dal Rio

Quando ero piccolo infondo ai campi dei miei nonni c'era un piccolo corso d'acqua che tutti chiamavano Il Rio.. io spesso giocavo a fare il partigiano per quei campi in cui veramente c'erano stati i partigiani e i tedeschi ma, ogni volta che arrivavo sulla riva del Rio rimanevo incantato a guardare il piccolo corso d'acqua (largo forse 1,5 metri) che a me sembrava un fiume gigantesco!
Sulla riva opposta, al di là delle vecchie acacie si intravedeva un immenso campo che a seconda della stagione era tutto arato oppure giallo del colore del mais appena tagliato ma soprattutto era verde e (a me sembrava) infinito quando le pannocchie ancora non erano pronte... Quanto desideravo andare di là.. ma.. la voce della nonna ogni volta mi frenava, anche e sopratutto quando lei non era presente.. era la sua voce nella mia testa.. "mi raccomando non andare nel Rio che poi cadi e ti fai male e laggiù da solo se ti rompi un osso chi ti ritrova più.." e così la paura cresceva insieme a me (oddio io mica tanto.. rimanevo sempre il solito nanerottolo con una testa tonda giallo limone, resa ancora più tonda dal taglio a caschetto con frangia pari fatto dalla mia adoratissima zia..) fino a che un giorno di sole, avrò avuto forse 9 anni, mi sono ritrovato (sempre scappando dai fantomatici rastrellamenti delle SS fantasma che mi accompagnavano nei giochi di quei luoghi) di nuovo sulla riva del Rio e ho visto di là dalle acacie una immensa e altissima (sempre per quanto detto sopra riguardo alla mia statura dell'epoca..) distesa di granoturco (altro che mais..il mi' nonno lo chiamava granoturco e "a me mi garba un monte di più chiamallo così!"). Quel giorno, sarà stato per l'affanno della fuga dai nazisti che mi aveva fatto venire il cuore in testa, sarà stato perchè era uno spettacolo troppo invitante, ma la litania della nonna non l'ho manco sentita e così... ho accuratamente posato al suolo il mio zainetto da partigiano, ho trasformato il mio bastone, che fino ad allora era stato un mitra, in un vero bastone e dopo aver scelto accuratamente il posto per la traversata, essermi arricciato i pantaloni, senza chiaramente togliere le scarpe, ho deciso di "guadare".
Fino alla metà della traversata tutto procedeva per il meglio ma poi proprio quando credevo che fosse fatta sono scivolato e sono caduto rovinosamente in acqua! "Aveva proprio ragione la nonna" mi sono detto, forse mentre ero ancora in aria prima di atterrare.. dopo un attimo di terrore mi sono controllato tutte le ossa e scoprendo che non ce n'erano di rotte ho tirato un sospiro di sollievo e il sospetto che la nonna non avesse poi così tanta ragione si è iniziato a d insinuare dentro di me... certo mi ero sbucciato e nemmeno poco, le scarpe erano inzuppate e piene di fango, così come tutto il resto del mio abbigliamento però.. però a sto punto non potevo tirarmi indietro e allora ho deciso che la traversata andava completata! Quale partigiano si sarebbe mai arreso solo per dei graffi?! Nessuno di quelli di cui mi aveva raccontato il nonno..e allora nemmeno io! Ho così guadato, risalito la riva opposta che era pure anche abbastanza ripida, sono passato tra le acacie,beccandomi pure qualche atro graffio e finalmente sono arrivato...
In un lampo ogni dolore della caduta, ogni bruciore dei graffi, la preoccupazione della giustificazione che avrei dovuto trovare alla nonna erano, tutti svaniti.. tutti!!
Davanti a me la meraviglia... un immenso campo verde nel qual e a stento filtrava il sole, una "foresta" di granturco che mi stava aspettando.. ricordo che ho sorriso, che ho iniziato prima a camminare piano piano e poi a correre e nascondermi invitando di nuovo i miei amici immaginari a giocare con me, convinto che quella volta avrei vinto io di sicuro... ero nel mio regno!! Non ricordo per quanto tempo ho giocato, ricordo solo che l'attraversata di ritorno era andata meglio e che poi la nonna mi aveva solo sgridato quando le avevo detto che per prendere un girino mi ero sporto sulla riva del Rio e c'ero caduto.. non ha mai saputo la verità.. ma io invece, che mi ero ripromesso di non scordarla mai me ne ero scordato fino a pochi giorni fa...
La nonna aveva si avuto ragione nel dire che potevo cadere e farmi male andando di là dal Rio ma non mi aveva mai detto la meraviglia che potevo provare una volta di là e che le ferite e i pesti e anche qualche scappellotto dei "grandi" non potevano paragonarsi a la realizzazione di quel desiderio!
Io credo non esista sogno da realizzare che non comporti sacrifici, che non provochi ferite ma si può per questo rinunciare!?
Oggi io credo di no, come 23 anni fa lo pensò quel bambino-partigiano!

Buon Viaggio
Ale

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